Assemblea elettiva ASSURB 2022
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Sabato 17 dicembre 2022 si è svolta, nella suggestiva cornice torinese del Castello del Valentino, sede del Dipartimento interateneo di scienze, progetto e politiche del territorio (DIST) e del Collegio di pianificazione e progettazione del Politecnico di Torino, l’assemblea generale 2022 dei soci ASSURB, che quest’anno era anche elettiva, con il rinnovo del Consiglio nazionale dell’associazione per il triennio 2022-2025.
La giornata è iniziata con una parte pubblica che ha visto gli interventi di apertura del presidente uscente Markus Hedorfer, della coordinatrice del Collegio di pianificazione e progettazione del Politecnico di Torino, Claudia Cassatella, nonché degli ospiti Michele Talia, presidente dell’INU, e Paolo Mazzoleni, assessore all’urbanistica del Comune di Torino. Sono poi stati trasmessi i videomessaggi all’assemblea di Wei Yang, presidente della Global Planners’ Network (GPN) e di Janet Askew, presidente del Consiglio europeo degli urbanisti (ECTP-CEU).
Interventi iniziali
Nella sua introduzione, il presidente uscente ha fatto un brevissimo bilancio del triennio passato, ricordando come la sua era fin dall’inizio concepita come una presidenza di transizione, di un solo mandato, per attuare alcuni punti programmatici con l’intento di “europeizzare” maggiormente l’ASSURB e di renderla adeguata alle sfide future della professione di urbanista e pianificatore territoriale. Gli obiettivi sono stati raggiunti solo in parte, dovuto in una certa misura alle limitazioni imposte dalla pandemia, ma anche alla necessità di rispondere ad alcune emergenze, come la controriforma Cappochin o la legge sulle lauree abilitanti.
A tutti gli intervenuti sono state poste le stesse tre domande, chiedendo di rispondere dal proprio soggettivo punto di vista e declinando l’intervento secondo le proprie priorità:
- Quali sono le prospettive e le sfide della pianificazione territoriale negli anni 2020 e 2030?
- Quali sono gli ambiti di competenza in cui i pianificatori oggi non sono ancora sufficientemente preparati per poter affrontare queste sfide?
- Quale dovrebbe essere il ruolo di un’associazione di pianificatori professionali in questo?
Claudia Cassatella
Dopo aver fatto gli onori di casa al Castello del Valentino, ha ricordato che la formazione universitaria di Pianificatori Territoriali a Torino è iniziata nel 2001, nello stesso anno della riforma professionale. Il ventennale torinese celebrato a maggio è stata l’occasione per fare un bilancio: 1200 titoli di laurea conferiti, un’offerta formativa con un corso triennale e uno magistrale, che offre un curriculum in italiano e uno in inglese. L’apertura internazionale è stata fondamentale e pone Planning PoliTO oggi all’interno dei più importanti circuiti accademici e professionali europei e globali. Passando poi al tema delle sfide per il governo del territorio in Italia, Cassatella indica la decrescita demografica. Infatti, le tecniche della disciplina si sono formate in un’epoca di crescita, inoltre c’è un problema di visione. Rimandando anche agli atti della Conferenza di Torino “Downscaling, Rightsizing”, cita il concetto di wise shrinking, suggerendo che di fronte a un trend di tale portata è irrealistica l’idea che tutto sia recuperabile. In tali condizioni servono strategie moltiformi e integrate, e i pianificatori sono una figura professionale dotata di flessibilità e capacità di orientarsi, sapersi orientare e muovere in sistemi complessi, più che altre figure portate a cercare soluzioni tecnicistiche più facilmente spendibili e comprensibili. Allo stesso tempo, è importante un’alleanza con “architetti urbanisti” e “ingegneri urbanisti” per far conoscere e valere le competenze nel campo della pianificazione e dell’urbanistica nel discorso pubblico.
Michele Talia
Parlando della Giornata di studio INU del giorno precedente dal titolo “oltre il futuro”, chiama in causa la sensazione di perdita di controllo di fronte alle sfide del futuro. I temi sono quelli già sviluppati da Cassatella, così come altre sfide che impongono dei ripensamenti: post-pandemia, cambiamenti climatici, fragilità del nostro territorio, effetti della riorganizzazione del lavoro. Pur esistendo un’ampia consapevolezza in materia, vi è meno fiducia nella capacità di saper tradurre le sfide in strumenti concreti di governo del territorio. INU e ASSURB devono iniziare a fare proposte che aiutino la politica, le istituzioni e la cultura a trovare le soluzioni che cercano. La nuova legge di principi proposta dall’INU va in questa direzione e affronta anzitutto il nodo finora irrisolto della governance dopo la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, per poi approfondire temi come il consumo di suolo, la rigenerazione urbana, la messa in sicurezza del territorio e la fiscalità urbana. L’impegno congiunto deve interessarsi anche della cosiddetta riforma dei saperi per colmare i ritardi dei manifesti didattici delle università e i deficit nella formazione professionale continua. Il 2023 sarà un anno importante per questo e per la collaborazione tra INU e ASSURB, anche in vista dell’organizzazione della XIV Biennale europea delle città e degli urbanisti in programma a Napoli a fine anno.
Paolo Mazzoleni
L’assessore inizia il suo intervento parlando di Torino come “città più grande d’Italia”, con dinamiche territoriali da città densa, diverse da quelle delle metropoli regionali di Milano, Roma e Napoli. A meno di cambiare radicalmente modello economico in direzione dirigista, piccoli tassi di crescita continuano a essere necessari per finanziare il recupero delle ampie aree dismesse ora a disposizione. Le sfide sono complesse e non è convincente chi afferma di sapere quale sarà la strada dopo la pandemia. È necessario un ascolto attento, quasi maniacale, dei cambiamenti in atto nelle pratiche lavorative e abitative che in parte si configurano come “poligamia dell’abitare e dei luoghi”. Gli strumenti attualmente disponibili sono inadeguati: il piano di Torino è stato concepito 40 anni fa, approvato 30 anni fa e ha finora subito 330 varianti. Il PNRR pone le amministrazioni di fronte alla necessità di individuare velocemente singoli progetti da realizzare, senza richiedere una visione d’insieme. Torino è stata capace di orientare correttamente quest’opportunità solo grazie a una struttura tecnica tra le migliori del paese. Da qui la grande importanza delle competenze in pianificazione e la sua netta opposizione, nel 2020, all’epoca in qualità di presidente dell’Ordine APPC di Milano, contro la proposta dell’allora presidente del CNAPPC di sopprimere il pianificatore territoriale dall’ordinamento italiano. In conclusione, Mazzoleni ricorda lo strumento degli usi temporanei, a Torino in totale libertà rispetto alle destinazioni urbanistiche, con funzione soprattutto esplorativa per l’amministrazione, ma anche gli investimenti sullo spazio pubblico i cui usi sono cambiati negli ultimi anni, non solo dopo la pandemia.
Wei Yang
La presidente della GPN risponde in modo preciso alle tre domande poste. Alla questione su quali sono le sfide per i prossimi vent’anni, risponde dicendo che cambiamenti climatici, carbon neutrality, qualità ambientale, economia circolare, rivoluzione industriale verde e una società più giusta sono senz’altro i temi si cui dovremo lavorare. Evidenzia però anche come, proprio per la professione dei pianificatori, la sfida più grande è affrontare il deficit di comprensione, nella società più ampia, dell’importanza e del significato della professione stessa, in quanto siamo noi a proteggere gli interessi pubblici, a promuovere l’equità sociale e di “onorare la nostra madre Terra”. Come conseguenza, la professione soffre di un’enorme mancanza di risorse nella pratica e nella formazione per essere pronti per il XXI secolo. Quanto agli ambiti in cui i pianificatori oggi non risultano ancora adeguatamente preparati, chiama in causa quattro concetti: leadership, visione globale, fiducia e competenze. È centrale la capacità di gestire comunicazioni bidirezionali, di collegare plan-making con place-making e di creare meccanismi innovativi per risolvere problemi socioeconomici complessi. Il ruolo delle associazioni professionali dev’essere quello di giocare un ruolo chiave in queste sfide, certificando attività e percorsi formativi e mantenendo standard professionali alti. È importante in questo contesto il confronto tra esperienze e approcci a livello internazionale.
Janet Askew
Dopo aver illustrato brevemente l’ECTP-CEU, ha posto particolare attenzione sul confronto tra le esperienze dei pianificatori nei vari paesi europei. Chiamando in causa i risultati della conferenza “Flexible Planning”, tenutasi a Danzica ai primi di dicembre, ha sottolineate come, pur nelle talvolta forti differenze a livello legislativo, gli approcci alla pianificazione nei nostri paesi si assomigliano molto di più di quanto non si creda. Mettendo a confronto, da una parte, il sistema inglese, di tipo “adattivo-indicativo”, e, dall’altra, i sistemi dell’Europa continentale, di tipo “imperativo”, evidenzia come il sistema inglese cerca di introdurre elementi di maggiore “certezza”, come lo zoning, che invece nei paesi che l’hanno sperimentato per molti anni si cerca di controbilanciare introducendo sempre più elementi di flessibilità. Il continuo scambio delle esperienze è importante per capire e coordinare i vari approcci e sistemi. Le sfide dei prossimi anni sono certamente la giustizia sociale e climatica, la ripresa post-pandemica, migrazione e inclusione, così come, ultimamente con particolare drammaticità, la guerra in Europa. L’ECTP-CEU contribuisce a questi temi con proprie conferenze e iniziative operative. Obiettivo principale rimane tuttavia l’affermazione della pianificazione come professione distinta, riconoscendo la propria professionalità attraverso i confini nazionali. Con un core curriculum comune, basato sugli approcci flessibili, riusciremo ad allontanarci dall’idea di essere meri tecnici che verificano il rispetto delle norme verso una pianificazione orientata al futuro che sappia supportare comunità e politici.
Elezione del nuovo Consiglio nazionale
Dopo la parte pubblica sono seguite le operazioni rituali di lettura della relazione del tesoriere con l’approvazione all’unanimità del bilancio e la conferma delle quote d’iscrizione. È stato presentato anche un pacchetto di modifiche allo statuto e al regolamento interno dell’associazione, che però è stato respinto in quanto con il 66% dei voti validi a favore è stato mancato il quorum del 75%.
L’assemblea ha quindi eletto il nuovo Consiglio nazionale dell’associazione composto da: Adriano Bisello, project manager e ricercatore senior all’Eurac di Bolzano; Nadia Caruso, professoressa di urbanistica e pianificazione territoriale al Politecnico di Torino; Raffaele Di Paolo, segretario generale uscente e libero professionista a Padova; Chiara Panigatta, libera professionista ed ex presidente dell’Ordine APPC della provincia di Lodi; Andrea Marçel Pidalà, libero professionista in Sicilia e docente universitario; Luca Rampado, urbanista dipendente pubblico in amministrazioni comunali nella città metropolitana di Venezia, già libero professionista; Maria Somma, ricercatrice post doc all’Università Federico II di Napoli; Chiara Riva-Vercellotti, tecnico di reti di distribuzione a Novara; Alberto Zasso, pianificatore libero professionista di Padova. Ai nove eletti si aggiunge di diritto il presidente uscente Markus Hedorfer, libero professionista di Venezia-Mestre.
Il 29 dicembre si riunirà il nuovo Consiglio con all’ordine del giorno l’elezione delle cariche statutarie del presidente, vicepresidente, segretario generale e tesoriere. Prossimamente scriveremo più in dettaglio dei consiglieri e delle linee programmatiche che saranno presentate.