Transizione ecologica, governo del territorio e pianificazione spaziale, le nuove sfide per il planner
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Con il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Urbanisti di ASSURB (Torino, 2022) tra i vari obiettivi del programma dei prossimi anni, ci siamo posti non solo quello di difendere il ruolo tradizionale, ma anche quello di osservare, comprendere e supportare i mutamenti della figura professionale e il ruolo che il planner[1] sta maturando in contesti internazionali. Questo obiettivo viene fissato anche grazie al fatto che ASSURB è parte, a sua volta, di due grandi comunità culturali, disciplinari e scientifiche il GPN e l’ECTP presenti con una prospettiva più ampia, aperta e adattativa al contesto globale, quanto mai fondamentale per il ruolo del planner nel futuro. Questa riflessione proviene dall’osservazione delle dinamiche internazionali orientate a un’apertura della formazione dell’urbanista che - se velatamente si va affacciando in alcuni contesti culturali del nostro Paese - ancora per molti osservatori continua ad essere un enigma. Tuttavia, non va sottaciuto (come ricorda Piercarlo Palermo, 2022) che oggi si è più coscienti del profilo poliedrico e multiforme del planner, che appare come uno dei protagonisti della trasformazione di spazio e società (Campos Venuti, 2013).
Nuove sfide. Non possiamo ignorare i recenti mutamenti del quadro globale:
- Dal globale al locale e viceversa. Pianificare e progettare a Clessidra. Il contesto globale-locale/locale-globale muta il raggio di azione che diviene sempre più operativo e prossimo. Il traffico aereo, la possibilità di muoversi e stanziare da una città ad un'altra, da un Paese ad un altro e da un habitat (con il cambiamento dello stile vita, il consumo alimentare, le attività del lavorare, del produrre e del muoversi, …) ad un altro, ha avuto ricadute fortissime nel lifestyle della nostra società. Tale considerazione porta ad introdurre concetti e paradigmi che accomunano l’azione del pianificatore alle varie scale, tipologie e livelli introducendo almeno tre elementi di attenzione: la transizione ecologica; il governo del territorio; la pianificazione spaziale.
- Le città, il territorio, le bioregioni, le comunità. Anche la recente interpretazione dei luoghi si è orientata ad un approccio, con strumenti, atteggiamenti e responsabilità di azione più eterogenei, non superficiali ma comprensivi della complessità dell’articolazione degli spazi, del territorio, del paesaggio, dell’ambiente, delle comunità. Non si può pianificare senza analizzare, comprendere e valutare chiaramente l’interazione tra i vari sistemi viventi e non è certamente più una questione di confini, limiti, perimetrazioni (Marson, 2019) entro cui si svolgono seducenti forme di rappresentazione fisico-spaziali. Occorrerà perfezionare la comprensione – anche mediante l’ausilio di tecnologie e l’utilizzo dei big data (Pidalà, 2023) - dei sistemi complessi, delle strutture urbane e territoriali e delle loro connessioni e interazioni ripensandone ruoli e funzioni alla luce di un “cambio forzato di crescita” come ricorda Alberto Magnaghi (2021).
- Le responsabilità condivise e la necessità di un nuovo welfare. Nell’ultimo ventennio si è fatto avanti un nuovo modus per le responsabilità della pianificazione delle città che non spettano più esclusivamente ai soggetti istituzionali (Berdini, 2017), molti altri soggetti contribuiscono all’attività di trasformazione urbana e territoriale (Yiftachel et al, 2001). Il modello di governance (Mazza, 2013) è mutato, non può più essere esclusivamente Top-down e neanche Bottom-up così come non è più pensabile un percorso di pianificazione burocratico, procedurale di tipo tecnocratico. Occorre un nuovo processo di welfare che coinvolga attivamente tutta la classe politecnica (Ziparo, 2021); i cittadini, gli abitanti, le comunità, la società civile, il mondo dell’associazionismo, le imprese, occorre flessibilità e coerenza anche negli apparati istituzionali.
- La sostenibilità alle varie scale, tipologie e livelli, come raggiungimento di un punto di equilibrio. Il nuovo patto tra Uomo e Ambiente. La complessità in cui viviamo richiede uno sguardo sulle relazioni del sistema pianeta (Zanon, 2019), che sembrano distanti da noi ma che invece ci coinvolgono (il climate change, l’emergenza sanitaria, ecc). Come sostiene, oramai da molti anni, Peter Newman il tema della transizione ecologica è il nuovo elemento paradigmatico del progresso della nostra specie (2019) e che permea le politiche urbane e territoriali alle varie dimensioni della città e del territorio. Sappiamo che l’ONU (IPCC) promuove la politica della sostenibilità indicando per il 2030 il raggiungimento dei 17 GOALS per lo sviluppo sostenibile. A questo si aggiungono anche le politiche europee, tra cui il Green Deal e le città ad emissioni zero. La sfida posta dalla sostenibilità sembra richiedere una convergenza di soggetti istituzionali, scientifici, culturali e soprattutto di politiche urbane e territoriali (Pidalà, 2021).
- Le analisi, i piani, i programmi, i progetti e le valutazioni. Gli strumenti di pianificazione portano con sé una necessità di comprensione della complessità che deve essere analizzata in modo corretto, compresa e valutata con ipotesi visionarie, flessibili e adattative. Il piano rimane ancora lo strumento di azione sullo spazio e la società e come tale diviene azione di governo del territorio. Tuttavia, il problema non è sufficiente che sia affrontato da un apparato tecnico/burocratico. Già da qualche anno si sono avviati studi sulla riforma dei sistemi di pianificazione, sensibili alla rilevanza della pianificazione in termini di ricadute (sociali, ambientali e culturali) sul territorio e mediante Visioni, Strategie, Scenari e figure territoriali. Occorrerà ripartire dall’immaginazione (visionary studies) con Visions e da ipotesi di Scenario (Bonfantini, 2020), che dovranno essere declinate in funzione di studi che offrano comprensione e valutazione solide.
È muovendo da queste premesse che nel contesto internazionale (Udy, 1991) si evince il mutamento del ruolo del planner. Alcune grandi sfide che impegneranno i planners del futuro sono anche riconducibili a nuovi stili e ruoli (Carta, 2003):
- Il planner bricoleur, “tecnico-artigiano” della città e territorio. Un ruolo dell’urbanista è quello di conoscere e gestire la cassetta degli attrezzi tecnici in proprio possesso. Un approccio determinante nella guida delle trasformazioni mediante un expertise peculiare e unico, quello della propria artigianalità (Sennet, 2008), ovvero quella capacità dell’urbanista (soprattutto di tradizione italiana) di comprendere e muoversi tra la varietà di saperi, l’utilizzo delle norme e dei progetti, l’estrema varietà di situazioni, la capacità di interrogarsi sulle dinamiche in atto, la capacità valutativa e adattativa ai contesti, la capacità di sintesi delle pratiche, dell’intelligenza tecnica, della creatività, che si concretizza nel lavoro.
- Il planner I planner possiedono piena padronanza di leggi e norme e la capacità di leggere la semiotica dell’ambiente naturale e costruito. Sviluppano anche un’enorme esperienza rispetto al sistema della pianificazione amministrativa. I pianificatori potranno sempre facilitare il rapporto tra istituzioni e cittadini (Forester, 1989). Questo comporterà un uso efficace dei nuovi processi di management sociale per una facilitazione dei rapporti fra pubblico, privato, cittadini. Questi processi collaborativi s’inseriscono nel superamento del deficit democratico sul territorio; ad esempio, il planner potrà giocare un ruolo leader nell’integrare i livelli di pianificazione mediante l’arte della composizione, gestione e coordinamento della pianificazione strategica, ma anche ordinaria, per i vari livelli e settori.
- Il planner “ideatore” - visionary planner. Il ruolo del pianificatore territoriale e urbanista si orienterà sull’approccio per scenario/think. Una pianificazione che deriva dall’aumento di incertezza e rischio nel mondo d’oggi e dalla conseguente impossibilità di prevedere cosa riserva il futuro. I modelli visionari sono strutturati da evoluzioni e simulazioni prodotte in modo collaborativo pensate per rendere visibili diverse linee di sviluppo, e per predisporre azioni nella prospettiva di un futuro auspicato. Il planner come leader della costruzione delle tecniche di visioning avrà il ruolo politico, sociale e scientifico di collegare causa ed effetto esplicitando le implicazioni dell’agire, responsabilizzando attori pubblici, privati e cittadini nel riconoscere i rischi di lungo termine e i valori di un intervento su un determinato contesto.
- Il planner animatore sociale e politico. Esiste un ruolo importante da giocare per un urbanista, quello di animatore sociale (Katan, 1982), mettendo in dubbio gli assunti di partenza dei cittadini e offrendo contesti e prospettive alternative. Contrasta il dogmatismo per sostenere l’innovazione e il cambiamento, nella realizzazione degli spazi naturali e urbani. Il pianificatore si inserisce nel processo di sostegno ai cittadini, ai politici e all’impresa, risulterà notevole nel comprendere le implicazioni del proprio agire. Questo tipo di provocazione, attraverso la sfida costruttiva e la messa in discussione, può risultare importante nell’affrontare il deficit di valori pubblici riflettendo sulla percezione dei valori, locali e pubblici, e i loro rapporti.
È necessario avere diverse espressioni, nuovi approcci e strumenti da parte del planner che dovrà avere la capacità di mutare ed incrementare la propria struttura cognitiva, formativa, con nuove attitudini, determinate da importanti riconsiderazioni di competenze e abilità.
Berdini P. (2017), Le città fallite, Donzelli, Roma
Bofantini B. (2020), La forma della strategia, Territorio, 92.
Campos Venuti, (2013), in Scandurra E., Attili G., “Il pianeta degli urbanisti”, Derive e Approdi, Roma.
Carta M., 2003, “Teorie della pianificazione. Questioni, paradigmi e progetto”, Palumbo, Palermo.
Forester J., (1989), “The Deliberative Practioner, Encouraging Partecipatory Planning process”, Cambridge, MIT Press.
Katan R., (1982), “Cosa fanno gli urbanisti”, Dedalo Edizioni.
Magnaghi A., (2021), Il principio territoriale, Bollati e Boringheri, Torino.
Marson A. (2019), Tracce di bio-regione, in Perrone C., Russo M. (2019), Per una Città Sostenibile. Quattordici voci per un manifesto, Donzelli, Roma.
Mazza L., (2013), in Scandurra E., Attili G., “Il pianeta degli urbanisti”, Derive e Approdi, Roma.
Newman P., (2019), in Pidalà A.M., “Una conversazione con Peter Newman. La sostenibilità nel 2020: Manifesto visionario o paradigma contemporaneo?”, Urbanistica Informazioni, 283
Palermo P., (2022), “Il futuro dell’urbanistica post-riformista”, Carrocci editore, Roma.
Pidalà A.M., (2021), “Alla ricerca dell’autosostenibilità. Visioni e scenari per territorio e comunità”, FrancoAngeli, Milano.
Pidalà A.M., (2023), “Technology information system e Big Data come dispositivi in ausilio alle politiche urbane ed ai metodi innovativi per scenari di rigenerazione eco-sostenibile e inclusiva di città e territorio”, Atti della XXV Conferenza Nazionale della SIU, Cagliari, 5-16 Giugno.
Sennett R., (2008), “The Craftsman”, Yale University Press, New Haven and London.
Udy J., (1991), “A tipology of Urban and Regional Planners”, New York, Edmund Mellon, Press.
Yiftachel O., Little J., Hedgcock D., Alexander I., 2001, The Power of Planning: Spaces of Control and Transformation, Springer
Zanon B. (2019), Riabitare i luoghi, in Perrone C., Russo M. (2019), Per una Città Sostenibile. Quattordici voci per un manifesto, Donzelli, Roma.
Ziparo A., (13/12/2021), “Il Pnrr ignora la pianificazione: esperti non previsti. Al Piano di ripresa servono specialisti in grado di dare una visione urbanistica, ambientale e paesaggistica ai progetti: esistono da decenni, ma i bandi li hanno esclusi”, Il fatto quotidiano
[1] Viene utilizzato il termine planner per dare un senso più alto al discorso, per non incorrere nella solita palude di termini e definizioni e per raggruppare tutte le competenze specifiche del pianificatore territoriale (senior e junior) e dell’urbanista che in Italia vengono disciplinate ai sensi del D.L.328/2001 e smi.