Un'università europea della biodiversità per una svolta del Delta

La questione ambientale è ormai oggetto irrinunciabile di attenzione e può diventare una carta straordinaria per il raggiungimento di quello sviluppo sostenibile del territorio verso il quale siamo tutti rivolti. È ormai una costante anche nel dibattito internazionale e può rappresentare, unica certezza, l'incremento dell'economia del nostro prezioso territorio veneto che rappresenta, non solo a livello europeo, un mirabile esempio della sua costruzione insieme naturale e antropica. Il Taglio di Porto Viro lo dimostra.
Un approccio che rende indispensabile un coordinamento all'interno della disciplina della pianificazione urbanistica a livello territoriale. Essa può contribuire, con la collaborazione delle amministrazioni interessate da vere protagoniste, a una fase gestionale dello sviluppo rivolta al razionale uso delle risorse senza consumo.

Ciò premesso, come studioso dell'ambiente deltizio e autore del Piano territoriale paesistico ambientale del Delta del Po, nonché come componente del consiglio nazionale dell'Associazione Urbanisti e pianificatori (Assurb) e membro fondatore del Consiglio europeo degli urbanisti, oltre che componente del gruppo di studio su Itinerari scientifici nel Delta del Po all'Accademia delle Scienze dell'università di Bologna, ho elaborato alcuni punti-proposta.
La prima, già presentata al commissario Giovanni Mauro con nota protocollata, è un convegno nazionale di studi sulla Pianificazione territoriale urbanistica e paesistica come fase propedeutica a ogni pianificazione. A livello nazionale costituirebbe un fatto di notevole importanza e farebbe emergere quanto da tempo svolto come dottrina di studio dal corso di laurea in Pianificazione territoriale urbanistica ambientale di Venezia (primo nel suo genere nazionale ed europeo).
L'avvenimento, il primo nel suo genere per il tema, apporterebbe notevole valore aggiunto e ulteriore prestigio all'Ente Parco veneto non solo in ambito nazionale, ma anche in quello europeo, nel quale il tema specifico risulta completamente assente. La sua pubblicità sarebbe, anche per l'Europa, una novità e una utile indicazione per il futuro. La sede potrebbe essere quella dell'Ente Parco, indicativamente nella seconda metà di maggio.
La seconda proposta riguarda l'istituzione dell'università europea della biodiversità nel territorio del Delta veneto con sedi possibili a Porto Viro e Porto Tolle, grazie al recupero degli impianti ex zuccherificio ed Enel. Proposta inedita per l'Europa, che darebbe corpo (e visione strategica) all'aspetto innovativo dell'azione gestionale del territorio. Dovrebbe essere inviata alla Regione per le opportune competenze.
Lo studio dell'ambiente è argomento scientifico e pluridisciplinare. In un territorio come il Delta potrebbe diventare l'asse portante della nuova corrente di pensiero trasformando in fattore vincente una ricchezza che ha come finalità il coordinamento e il mantenimento di realtà produttive varie, senza dissesti e senza danni. Luoghi di investimenti sicuri con posti di lavoro non precari. È la vera economia sociale diffusa.
Il nostro Delta diventerebbe un simbolo, non solo europeo, anche con conseguente interesse turistico buono e sostenibile nel tempo senza degrado. Sarebbe il raggiungimento di quello sviluppo sostenibile che garantendo quelli economico, sociale e ambientale che la moderna cultura mondiale invoca, risponde alla domanda manifestata dalla moderna gioventù di tutto il mondo. Gli istituti universitari veneti (Iuav-Ca' Foscari) potrebbero essere partner di riferimento.
Al momento esiste un solo istituto analogo e recente: in Ecuador. Per l'Europa, con il suo ricco patrimonio storico culturale e scientifico, potrebbe rappresentare il completamento di un valore inestimabile di progresso e civiltà. E la definizione europea della proposta indica l'area geografica ed economica alla quale indirizzarla per il relativo compito istituzionale del finanziamento: l'Unione europea.
Essa farebbe il paio con la recente proposta-invocazione che il sindaco di Venezia ha rivolto all'Europa per la creazione a Venezia di un istituto mondiale per lo studio delle maree. Nulla impedisce che la risposta possa coinvolgere il nostro Delta. Un insediamento altamente culturale favorisce e movimenta non solo la società, ma anche l'economia in forma sostenibile nel tempo e si gioverebbe di una concentrazione universitaria unica nel mondo: Padova, Venezia, Ferrara e Bologna. Da qui la proposta di gemellaggio con il Parco naturale del Delta dell'Ebro (Spagna) per le similitudini esistenti fra due aree per genesi (alluvionale), geomorfologia (cuspide deltizia) e aspetto paesaggistico (centri rivieraschi-valli da pesca-lagune) ed economia (primario e itticoltura molto simile alla nostra per fauna ittica).
Fin dalla visione cartografica e da quella fotografica reperibile sembra di vedere nel Delta dell'Ebro un nostro fratello minore con superficie leggermente inferiore.
Il gemellaggio fra i due Parchi potrebbe rappresentare l'inizio di una nuova fase progettuale europea che pongo all'esame dell'Ente e all'amministrazione regionale. Oltre all'interscambio turistico-culturale, quindi con i benefici che potrebbe scaturire dall'iniziativa a favore delle economie locali, potrebbe trovare realizzazione una proposta più ampia con allargamento ad altri parchi europei simili, come la Camargue francese, o altre realtà ambientali sia nazionali che europee. Si potrebbe così arrivare, con la primogenitura della Regione, alla formazione di una nuova realtà giuridica che a valenza europea e con apposito statuto, potrebbe diventare una Comunità europea dei parchi ambientali con propria sede nel Parco regionale veneto del Delta del Po. Con il riconoscimento possibile dell'Unione europea e come interlocutrice valida essa potrebbe discutere direttamente e beneficiare dei fondi economici europei disponibili.
Potrebbe nascere così la comunità Cepa, acronimo che per la nostra cultura deltizia, avrebbe carattere onomatopeico indicando un esemplare della fauna ittica ben noto nel Delta del Po. Per molti dei suoi abitanti ha rappresentato parte di una cultura alimentare storicamente consolidata. Una testimonianza di cultura locale da ricordare e tramandare.


Silvano Dalpasso
urbanista

 dalpasso

(da Il Gazzettino - ed. Rovigo, 31/01/2020)