ISPRA - Relazione annuale Sviluppo verde pubblico / 2018

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ISPRA - V Relazione annuale Sviluppo del Verde  Pubblico a cura del Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico - 14 maggio 2018
La presente Relazione viene redatta dal Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico (nel seguito Comitato) ai sensi del punto e) – comma 2 – art. 3 L 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”: “e) predisporre una relazione, da trasmettere alle Camere entro il 30 maggio di ogni anno, recante i risultati del monitoraggio e la prospettazione degli interventi necessari a garantire la piena attuazione della normativa di settore”. Nella stesura di questa quinta Relazione si considera noto e acquisito quanto esposto nella quarta. Relazione trasmessa alle Camere il 30 maggio 2017. Nei capitoli che la compongono sono documentate le attività sviluppate dal Comitato da maggio 1017 ad aprile 2018.

INTRODUZIONE

Dati e tendenze indicati nella presente Relazione annuale confermano in modo netto l’impressione che il tema del verde pubblico e degli alberi, specie in ambito urbano, sia percepito come grande questione nazionale.
Da parte di comitati e associazioni, ma anche da parte di cittadini singoli. In parallelo, negli enti locali, sempre più spesso accade che la L. n. 10/2013 sia al centro del dibattito e del confronto politico, reclamandosene in modo crescente l’applicazione nei territori in nome di tutto ciò che ad essa sappiamo essere sotteso: salute, efficienza energetica e risparmio, standard urbanistici e governo del territorio, bellezza e paesaggio, storia e identità, turismo, PIL, e tanto altro.
Riflesso di ciò è il costante incremento esponenziale degli esposti e delle richieste di intervento che giungono al Comitato, ormai, perfino da grandi imprese. E’ il segno dell’ingresso in una fase 2, del passaggio dall’evidenziatura del problema ad un principio di riflessione sulle politiche di soluzione.
Perché spazi verdi e alberi in Italia non sono pochi, ma vi è al riguardo un oggettivo deficit nelle città, perché è qui che, soprattutto, non basta emettere meno polveri sottili e CO2, ma occorre anche assorbirne.
Lo conferma il Gruppo di esperti ONU delle risorse naturali (International resource panel) nel suo Rapporto dal titolo "Il peso delle città: i requisiti delle risorse della futura urbanizzazione", ove si stima che nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale (dal 54% del 2015). In combinato disposto, è il caso di dire, con il rapporto “La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane“, realizzato dalla Fondazione sviluppo sostenibile in collaborazione con Enea e Ferrovie dello Stato, il quale stima in 91.000 le morti premature all’anno, in Italia, imputabili all’inquinamento atmosferico.
A fronte di sfide epocali di queste proporzioni, l’Italia ha dovuto attendere la legge di riforma della contabilità e finanza pubblica (n. 196 del 31.12.2009), perché venisse introdotta - in allegato al Rendiconto generale dello Stato – una Relazione illustrativa mirata a fornire un quadro d’insieme della spesa pubblica in materia ambientale (tecnicamente, tesa a documentare le “risultanze delle spese relative ai Programmi aventi natura o contenuti ambientali” per le diverse amministrazioni), rappresentata secondo schemi contabili e modalità di rappresentazione, stabiliti dal Ragioniere generale dello Stato, coerenti con gli indirizzi e i regolamenti comunitari in materia.
La Relazione ha preso il nome di Ecobilancio dello Stato, ed è stata pubblicata per la prima volta con riferimento all’esercizio finanziario del 2010.
Nell’Ecobilancio dello Stato, l’espressione “verde pubblico” o quella “verde urbano”, tuttavia, non compaiono mai. E questo pone un primo grande tema, di adeguamento dei sistemi di classificazione.
Quanto al volume delle risorse, per il 2018 lo Stato ha stanziato per la protezione dell'ambiente (in termini complessivi, e quindi in ogni sua possibile declinazione) circa 2,5 miliardi per il 2018, pari allo 0,5% della spesa complessiva del bilancio dello Stato. Di contro, per le sole misure contro lo smog gli impegni presi nei confronti di Bruxelles nella primavera 2018, per evitare pesanti sanzioni, ammontano a 5 mld di euro.
Vi è dunque la necessità di ripensare in profondità le politiche pubbliche di bilancio, riconsiderando ordini di priorità superati dalla Storia per sostituirli con altri resi necessari dai cambiamenti epocali in atto.
Il male, va detto con chiarezza, non è spendere, ma spendere male. Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico – Relazione Annuale - 2018 9 Spendere bene per rendere le città più vivibili è investimento in senso proprio: nei confronti di chi vi abita e/o vi lavora, non è solo atto moralmente doveroso, ma anche prosaicamente conveniente perché il verde costa meno di altre soluzioni, e “rende” molto, in termini di benefici che è in grado di apportare (secondo acquisizioni scientifiche ormai sempre più precise e attendibili).
Di alberi, nelle nostre città, occorre insomma piantarne, non toglierne. Superando, ove occorra, idee illogiche e contrarie a elementare buon senso come quelle (è accaduto a Grado) per cui la dove già sorgeva un albero, abbattuto sulla scorta di qualificati pareri tecnici perché pericoloso, non è il caso di piantumarne un altro.
Secondo le analisi scientifiche più accreditate, del resto, la presenza degli alberi riduce la concentrazione del PM atmosferico tra il 7% ed il 24% entro i 100 mt di distanza dalla pianta, e riduce (con un effetto economico di sistema, dal punto di vista del contenimento del fabbisogno energetico per famiglie e imprese) la temperatura atmosferica di 2-4 °F.
Le politiche del verde sono ancora troppo, nei territori italiani, ad intensità variabile. E troppo spesso si finiscono con il mortificare e soffocare le spinte più vitali e generose del civismo, anziché incoraggiarle attraverso lo sforzo di creare ecosistemi, anche normativi, propizi. Così è per l’ <> di spazi verdi da parte di comitati e associazioni, praticata dagli enti locali ancora troppo timidamente e con approccio non di rado burocratico, ma anche nel caso del c.d. baratto amministrativo, a lungo rimasto lettera morta per alcune controverse interpretazioni delle corti giudicanti.
Di contro, si accentua la tendenza ed esaltare la relazione fra alberi e politica, rilanciando legislativamente la forte potenza evocativa e di suggestione dell’elemento arboreo. Così è, da ultimo, per l’istituzione con legge, a fine 2017, della Giornata nazionale dei Giusti dell’Umanità, da celebrarsi ogni 6 marzo, nei Giardini dei Giusti, di cui i Comuni italiani sono stimolati a dotarsi (anche attraverso l’intitolazione di alberi già esistenti).
Occorre ribadire che di simili alberi ve n’è in numero crescente, ma non saranno mai abbastanza. Perché resta essenziale che gli eroi del nostro tempo siano portati a esempio, attraverso un elemento rappresentativo a presenza fissa, alle nuove generazioni.
Tantissimo, certamente, resta da fare.
Ma il segno che le cose si muovono nella direzione giusta, si coglie. Così, appare estremamente importante che si inaugurino politiche fiscali innovative che si pongono l’obiettivo di stimolare i consumi privati delle famiglie orientandoli verso obiettivi virtuosi. E’ accaduto con il c.d. bonus verde, reso legge a fine 2017, che consente detrazioni fiscali ai proprietari di unità immobiliari, anche condominiali, per:
- sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi;
- realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.
Il legislatore ha per ora limitato il bonus al solo 2018, ma questa misura, fortemente attesa, è uno straordinario punto di partenza per mettere al servizio dello sviluppo del verde urbano (con i servizi ecosistemici che esso produce, per il solo fatto di esistere, a vantaggio di tutta la città, anziché dei singoli proprietari di ciascuna unità immobiliare) l’ampio stock di risorse finanziarie delle famiglie italiane, da considerarsi risorsa essenziale e strategica. Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico – Relazione Annuale - 2018 10 L’incoraggiamento che viene da questi indicatori di tendenza deve mobilitare tutti gli attori del sistema e stimolarli a raddoppiare gli sforzi, nella tensione comune verso quel quadro di obiettivi d’insieme dove piano valoriale e piano delle opportunità di sviluppo sostenibile possono e debbono integrarsi e alimentarsi a vicenda
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