Disegno di legge sulle lauree abilitanti
Il 17 ottobre di quest’anno, il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, un disegno di legge (DdL) che prevede la trasformazione in “abilitanti” di una serie di corsi di laurea, vale a dire corsi di laurea, al cui termine il/la laureato/a sarà direttamente abilitato/a all’esercizio della relativa professione, senza più passare dall’esame di Stato. Questo riguarda soprattutto le professioni medico-sanitarie, ma anche le tre nuove lauree professionalizzanti istituite precedentemente quest’anno.
Per un terzo gruppo di professioni — tra cui quella di pianificatore territoriale — la trasformazione della relativa laurea in laurea abilitante diventerebbe possibile, ma non obbligatoria. Secondo le intenzioni del Governo, sarebbero poi i consigli dei relativi ordini professionali a dover richiedere al MUR l’eventuale trasformazione. Verrebbero, quindi, elaborati dei regolamenti, da emanare sotto forma di decreti ministeriali, al fine di disciplinare le modifiche ai regolamenti didattici dei corsi di studio interessati, nonché le modalità di svolgimento degli esami di laurea, che dovrebbero a quel punto contenere anche una prova pratica.
In via di principio, l’ASSURB saluta positivamente il fatto che la laurea in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale — compresa ovviamente nelle sue dizioni precedenti “Urbanistica” e “Pianificazione territoriale e urbanistica” — possa essere direttamente abilitante. Anche perché rispecchia un approccio alla professione di urbanista / pianificatore territoriale che ci auspichiamo da sempre e che nel 1996 era stato anche confermato dalla giurisprudenza amministrativa (Sentenza del Consiglio di Stato, IV Sez., n.1087), soprattutto laddove afferma che “con la creazione del Corso di laurea in Urbanistica, si sono create professionalità tecniche le quali, anche se non ancora consacrate in un albo, dimostrano il possesso di cognizioni, acquisite durante un Corso di studi quinquennale idonee a svolgere la attività di pianificazione urbanistica”. La materia è poi stata regolamentata dal DPR 328/2001, che ha istituito l’esame di Stato in pianificazione territoriale e il relativo albo all’interno dell’Ordine interprofessionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.
Al contempo vediamo però anche alcune criticità importanti nell’impianto del progetto di legge.
- Non viene creata nessuna relazione biunivoca tra classe di laurea e professione. L’articolo 4 parla genericamente di “titoli universitari […] che consentono l’accesso agli esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio delle professioni di […]”, seguito dall’elenco dele professioni, tra cui anche quella di pianificatore. Considerando che esiste un numero di titoli uiversitari che attualmente consentono l’accesso a più di un esame di Stato, ci pare difficile che i percorsi di studio possano essere modificati a tal punto da consentire l’abilitazione diretta e contemporanea per tutte le professioni in questione, pena la completa inadeguatezza, di fatto, del/la laureato/a abilitato/a in tutti i campi professionali.
- L’iniziativa per richiedere la trasformazione in laurea abilitante di un determinato titolo universitario spetta ai consigli degli ordini professionali, che in alcuni casi, come nel nostro, non sono rappresentativi della categoria professionale. Si pone pertanto con forza, come già in molte altre situazioni, la questione della mancanza di rappresentanza istituzionale degli urbanisti / pianificatori territoriali. L’iniziativa deve essere conferita all’insieme tra la comunità degli iscritti ai settori “pianificazione territoriale” delle sezioni A e B dell’Ordine degli APPC e l’associazione professionale (ASSURB). Riteniamo inoltre che l’accademia (coordinamento nazionale dei corsi di studio delle classi L-21 e LM-48) debba svolgere un ruolo primario, al pari delle rappresentanze professionali, durante la fase di elaborazione dei regolamenti volti alla trasformazione dei titoli in abilitanti.
- L’introduzione di una prova pratica in sede di esame di laurea e contestuale inserimento nelle commissioni di laurea di componenti designati dagli ordini professionali ci appare come assoggettamento dell’accademia al sistema ordinistico, con perdita più o meno accentuata dell’autonomia della prima a favore del secondo. Si tratterebbe di una tendenza a nostro avviso pericolosa e fortemente limitante nei confronti dell’università e del suo ruolo innovatore nell’ambito del dibattito disciplinare, di una tendenza contraria a quanto in atto negli altri paesi europei, nonostante che nelle premesse al DdL si ponga con forza il tema dell’europeizzazione del mondo professionale italiano.
Come suggerito dallo stesso professor Filippo De Rossi, capo della segreteria tecnica del ministro Manfredi, nell’ambito del nostro convegno lo scorso sabato 19 dicembre (vedi locandina e registrazione video dell’evento), lunedì 21 dicembre abbiamo inviato al ministro la nostra formale richiesta di incontro che — così speriamo — ci darà la possibilità di approfondire la questione direttamento con il ministero.
Materiale da scaricare:
- Disegno di legge n. 2751, depositato alla Camera dei deputati, completo di tutte le relazioni di accompagnamento.
- Link alla scheda sul sito web della Camera dei deputati.